In questi giorni mi sono ritrovata a pensare a come la musica sia, nell’immaginario collettivo, elemento fondamentale nello spazio del benessere e della positività.
A prescindere dagli studi svolti su situazioni quotidiane — studi che hanno sottolineato, ad esempio, come una musica sgradevole in un negozio ci spingerà ad allontanarci il più velocemente possibile senza nulla acquistare — possiamo anche vedere come l’importanza dell’elemento dell’armonia percorra la nostra cultura in lungo e in largo dall’inizio dei tempi.
Già nell’Arcadia, la terra mitica dei pastori-cantori, il locus amoenus — il luogo “ideale”, noi diremmo “paradisiaco” — di solito caratterizzato da un bosco ombroso, un rivo d’acqua e natura incontaminata non può essere completo senza la musica, il canto e la poesia.
Queste ultime sono prodotte dai pastori, ma sono sempre riflesso nello spazio circostante dagli animali e perfino le piante. La musica è sempre accompagnata da un lessico appartenente al campo semantico della dolcezza e della soavità.
Facendo un salto in avanti per arrivare alla Commedia di Dante, la musica, che è del tutto assente nella valle infernale — delineata invece attraverso grida e strepiti — diviene elemento caratterizzante del Paradiso, che è tutto un’alternarsi di luce e armonia celeste. Allo stesso modo la musicoterapia oggi studia le relazioni tra la musica e l’animo umano, quali effetti benefici questa può avere sul temperamento e sui turbamenti di ciascuno. Queste proprietà terapeutiche e spirituali di certo non erano ignote agli antichi, anche prima che fossero analizzate scientificamente: il canto e la musica erano componente vitale, alternata al silenzio, di preghiera e meditazione.
Di Maya Artusi