Il musicista di oggi

Ultimamente molte persone mi chiedono come un musicista possa vivere nei giorni nostri e cosa fa per rimanere tale, ovvero: secondo tante persone chi vive di musica abita in un mondo a parte. Se vogliamo, in questa teoria un pizzico di verità esiste, la musica, quando viene fatta bene, porta la persona in un mondo emozionale fantastico, il nostro stato interiore è più luminoso, spensierato e guarda le cose con aria positiva. Ma questo stato non dura in eterno, ma nel momento che diventiamo interpreti o studenti innamorati della nostra disciplina preferita, nell’istante di tempo dove il suono diventa parte di noi, dove le vibrazioni interiori sono in sintonia con le onde dei suoni che si diffondono e confondono con il mondo manifesto. Diverso è il musicista di oggi rispetto a quello che la storia dei grandi ricorda, sia per il modo di collocarsi nella società, sia nel compito che svolge, sia per gli strumenti che ha a disposizione. Come dico spesso: cambiano i tempi, gli scenari, le tecnologie, ma in fondo si fanno le stesse cose da sempre, specialmente nel nostro mondo artistico, dove la tecnologia non potrà mai impossessarsi del nostro corpo, cuore e mente, ma che, se ben utilizzata, può aiutare parecchio. Nella nostra epoca abbiamo strumenti musicali precisi e ben fatti, conserviamo in poco spazio migliaia di partiture,tutti hanno la possibilità di studiare uno strumento e di possederne uno valido, godiamo di infiniti esempi e soluzioni istantanee alla portata di mano, ci sono istituzioni che ci aiutano nello studio, maestri qualificati capaci di farci fare il salto di qualità. Ma cosa è cambiato rispetto un tempo? Credo la voglia di emergere e di fare qualcosa di impegnativo che ci costi impegno, continuità e pazienza. Oggi non si aspetta, non si costruisce, non si crea, non ci si ingegna. Si vuole, si pretende, si compra. Certamente il benessere degli anni passati ha raffreddato la voglia di affermazione personale, quella “guadagnata in campo”e favorito la volatilità delle cose e dei cambiamenti repentini e veloci. La crisi degli ultimi anni ha prodotto negatività anche nel nostro settore: chi pensa di rilassarsi ascoltando musica o praticandola, se in cuor suo non sa come risolvere situazioni economiche e sociali difficili? Nemmeno la preghiera e le pratiche religiose talvolta risolvono queste situazioni, neppure la scienza può trasformare alcuni cambiamenti ciclici che vivono da sempre in questo mondo. Anche Chopin era preoccupato se le sue composizioni venivano pagate meno, si sarebbe ripercosso sul suo stile di vita, avrebbe dovuto rinunciare a qualche cosa, anche Chopin rimaneva più di una notte a pensare e non dormire, cosa sarebbe successo se le persone non avessero più amato la sua musica, dove sarebbero finiti tutti i suoi allievi e le numerose richieste che aveva? Il musicista di ieri e di oggi, per certi aspetti è simile: il successo e la sconfitta sono sempre sul piatto della bilancia e un forte disequilibrio può far rovesciare l’uomo.Essere musicisti oggi è difficile come lo era un tempo, oggi bisogna essere più intelligenti, non si può essere indietro, devi saper ascoltare, entrare nella testa delle persone, sentire, servire, praticare, osservare, studiare, superare ostacoli emotivi, essere dei bravi comunicatori, avere il cuore e la mente in apertura, bisogna essere e non sembrare. Se si riesce a far bene spontaneamente queste cose, ci sarà posto in questa società, piegata dalle fatiche e dai pensieri, ma nel cuore,la voglia di cantare nuovamente e di lasciarsi andare nel fiume affascinante e magico dei suoni.

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